Appunti di viaggio |
L'invidia, San Nicola!
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Parlare delle vicende sportive ha un effetto: infiammare gli animi. Nelle fredde serate invernali questo è un grande beneficio. Le passeggiate diventano sempre più corte, come i giorni, mente l’invidia per il successo riportato dalla squadra avversaria, cresce. Nelle vicende politiche nazionali e locali, l’invidia è padrona sovrana. Per non parlare dell’invidia sul luogo di lavoro, pubblico o privato che sia, … e l’elenco potrebbe continuare.
Una sera però accade un imprevisto, l’intellettuale di turno arrivò tutto trafelato all’appuntamento della passeggiata serale in piazza declamando la Divina Commedia di Dante in dialetto. Inizialmente ci sembra il solito burlone, poi un verso attirò la nostra attenzione:
“… ca nu filu di ferru nci perciava/ li pinnolara comu a nu spruveri /servaggiu e nquetu; …” (*)
Era una terzina del XXIII canto del Purgatorio che descriveva gli invidiosi. Quest'immagine ci sconvolse al punto tale che era necessario chiarire tutto con il nostro santo patrono.
Approfittando del fatto che sotto Natale la Chiesa restava aperta sino a tardi, ci recammo subito dal santo patrono.
Seduti al solito banco sottoponemmo la questione:
“Dante nella Divina Commedia parlando degli invidiosi dice «… ché a tutte un fil di ferro il ciglio fora/ e cuce si come a sparvier selvaggio …» non ci è molto chiaro perché …”
“Sulla piazza sentivo un’altra lingua … cos’è pudore o vergogna ?”
“No semplicemente, ecco… “ in realtà non riuscivamo a dare una spiegazione plausibile. Fortunatamente il santo patrono non insistette. “Ultimamente ci sentiamo accecati dall’invidia”.
“L’invidia è uno sguardo imperfetto, incapace di desiderare il bene altrui e quindi il proprio bene”.
Un maldestro tentativo dell’intellettuale del gruppo tentò di farsi strada ma il santo patrono continuò imperterrito.
“Coloro che subiscono l’invidia sono accecati, tanto da avere, per contrappasso, le palpebre cucite da fil di ferro, come dice Dante”.
“Ma è possibile che queste persone cambino, si purifichino?”
“Non potendo vedere, come dice lo stesso Dante, l’occasione di purificazione viene loro incontro attraverso i suoni delle parole; un incontro non prevedibile”.
“Ma se Dio ci ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, come dice il libro della Sapienza, perché diventiamo corruttibili, invidiosi, decadiamo?”
“Dio ci ha fatto e lui è nostro Padre. Ci ha fatto come lui, più grandi che gli angeli. Ma, per l’invidia del diavolo, è entrata la morte nel mondo”.
“Ma è stata una lotta?”
“Si è stata una lotta. Il diavolo non poteva infatti sopportare che l’uomo fosse superiore a lui; che proprio nell’uomo e nella donna ci fosse l’immagine e la somiglianza di Dio. Per questo ha fatto la guerra”.
“Così è entrata la morte del mondo?”
“Così è entrata la morte del mondo. Ma il Signore non abbandona la sua opera” aggiunse il santo patrono.
“Cosa significa?”
“Significa, come dice il libro della Sapienza, che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Per cui anche se dobbiamo passare per la morte, una cosa è passare questa esperienza attraverso l’appartenenza alle mani del diavolo e una cosa è passare per le mani di Dio”.
“Come un papà che porta il figlio per mano, così sono proprio le mani di Dio che ci accompagnano nel cammino!”, aggiungemmo coralmente e con convinzione.
”Solo un amore gratuito rovescia l’invidia e rende possibile il miracolo del cambiamento: come l’acqua è diventata vino, così la morte può diventare pienezza di vita, ed il male subito può diventare occasione di Grazia”.
Queste parole ci riaprirono il cuore. La tosse del sacrestano ci avvisò che era tardi e bisognava chiudere la Chiesta così congedatoci dal santo patrono tornammo a casa.
-.-.--.-.- (*) Purgatorio, Canto XXIII, de La Divina Commedia di Dante Alighieri, Tradotta nel dialetto calabrese di Laureana di Borello (RC) da Giuseppe Blasi .
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«L'invidia, San Nicola! Parlare delle vicende sportive ha un effetto:
infiammare gli animi. Nelle fredde serate invernali questo è un grande
beneficio. Le passeggiate diventano sempre più corte, come i giorni,
mente l’invidia per il successo riportato dalla squadra avversaria,
cresce. Nelle vicende politiche nazionali e locali, l’invidia è padrona
sovrana. Per non parlare dell’invidia sul luogo di lavoro, pubblico o
privato che sia, … e l’elenco potrebbe continuare…
ché a tutte un fil di ferro il ciglio fora/ e cuce si come a sparvier
selvaggio …» Galatro,
Lunedì 16 Dicembre 2013 |
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